Insolito e affascinante, c’è da aggiungere. Muoio e torno. È possibile? Sì, perché la morte non è soltanto quella fisica. Può morire l’idea e il sogno che ci eravamo costruiti per noi stessi e per la persona che desideravamo accanto, può morire il nostro progetto di vita, può morire il nostro ideale, può morire il nostro desiderio di ancorarci a ciò che a dispetto di ogni sforzo ci sfugge dalla mani.
Ma da queste morti si può tornare, alcune volte più forti, altre più deboli, altre ancora disincantati. O si può tornare a come eravamo prima di togliere le briglie ai nostri desideri. Anche Rafael torna indietro, e mentre si attacca al suo spietato cinismo sulle note di I don’t mind it all ( non me ne frega niente), cede a se stesso riconoscendo la bugia, perché a Rafael importa.
In un turbine di avventure che lo catapultano da un lato all’altro del pianeta, rimbalzando fra la lingua e il jet lag, Rafael offre ai lettori le sue riflessioni di vita. Catturato da uno slancio di passione e romanticismo, in fuga da una situazione critica sul lavoro, vola a Budapest dalla donna che ama, senza preavviso. Lì il protagonista “muore” per la prima volta, per presentarsi uomo nuovo alla sua donna. Ma lei non c’è. È il primo segnale che lo convince a muoversi su un terreno che conosce, ritornare l’abile detective e abbandonare il ruolo del fidanzato romantico.
Un altro caso, un altro aereo, un altro continente.
Cosa può esserci di più adatto per una guarigione?
Assunto da una compagnia assicurativa per mettersi sulle tracce di un morto che si sospetta invece essere vivo e vegeto, Rafael sfodera la sua abilità di investigatore mettendosi alla ricerca di un fantasma, o presunto tale.
Abile, scaltro, intelligente, osservatore, passionale, il detective vive la città di Rio de Janeiro nei suoi aspetti più oscuri e nascosti, ma l’ombra della sua Raquel è lì, e alcune volte il destino gioca strani scherzi. Coincidenza o ineluttabilità, la definizione è secondaria, gli effetti no. Ma come lo stesso protagonista dice, la vita non è come alcuni romanzi che leggevamo da bambini, nei quali era possibile far scegliere ai personaggi del libro che stavamo leggendo che strada prendere, a nostro piacere, ed eventualmente tornare indietro se lo sviluppo del racconto non andava come avevamo immaginato.
La vita ha un’unica direzione, è un prendere o lasciare senza possibilità di ripensamento. E la vita spesso non ci lascia neanche troppo tempo per fare la nostra scelta. È un finale comprensibilmente amaro quello che attende il lettore, è una conclusione perfetta del percorso del protagonista, qualsiasi altro epilogo avrebbe ridotto in cenere ogni passaggio. Una coerenza ineluttabile, come il destino.
Il libro si distingue per uno stile piacevolmente ironico, che sfiora il sarcasmo, scorre elegantemente fra descrizioni e personaggi, tratteggiati con poche ed essenziali pennellate. Un vero gioco da maestro saper far affiorare il sorriso sulle labbra di chi legge, nonostante si percepisca l’abisso che ci attende.
Un libro veramente unico nel suo genere, scritto da un addetto ai lavori che riduce al minimo il superfluo per descrivere ai profani il mondo dell’investigazione privata, nei suoi lati più e meno conosciuti.
Consigliato, senza alcun dubbio.